
Le donne filosofe nella scuola di Piatgora a Crotone

Invito
ingresso gratuito
domenica 7 agosto 2022
dalle ore 17:00 alle ore 21:00
Sala convegni “le Giare”
Palazzo Baldari
Via Roma – Gioia Tauro
Incontro religioso culturale sul Servo di Dio
Flavio Aurelio Magno Senatore
Cassiodoro
Presiedono:
Don Antonio Tarzia
presidente
Mercoledì 7 e giovedì 8 si terrà il Convegno di Studi dal titolo “Tommaso Campanella: un intellettuale militante calabrese nel 450° anniversario della nascita”, organizzato dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria in collaborazione con il Centro di Ricerca di Documentazione di Storia della Medicina “Cassiodoro” – Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro.
Il Convegno si terrà nei locali del Complesso Monumentale S. Giovanni di Catanzaro, dove saranno esposte opere di Tommaso Campanella.
Interverranno:il Prof. Giovambattista De Sarro, Rettore dell’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro; il Prof. Nicola Perrotti, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia; il Prof. Stefano De Franciscis, Responsabile Alta Formazione;il Prof. Giuseppe Caridi, Presidente di Storia Patria per la Calabria; il Prof. Alfredo Focà, Università “Magna Graecia” di Catanzaro; il Dott. Domenico Romeo, Deputazione di Storia Patria per la Calabria; il Dott. Alfredo Fulco, Deputazione di Storia Patria per la Calabria; il Dott. Antonino Romeo, Deputazione di Storia Patria per la Calabria; il Prof. Vincenzo Naymo, Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria; il Dott. Vincenzo Cataldo, Deputazione di Storia Patria per la Calabria.
La partecipazione da parte degli Studenti della Scuola di Medicina e Chirurgia darà diritto al riconoscimento di 0,5 CFU.
Per iscriversi inviare una e-mail con i propri dati e numero di matricola a prenotazionieventi@unicz.it
Si è tenuto giovedì 1 dicembre 2016 alle ore 11 presso il Campus UMG di Catanzaro, Aula G8, Edificio Bioscienze – Livello I, il Convegno “L’Open Access e la Comunicazione Scientifica : gli archivi aperti e le riviste digitali”
Riviste Elettroniche ad accesso aperto
E’ un modello di editoria elettronica, sostenibile e alternativo a quello tradizionale in abbonamento a pagamento. Si tratta di riviste scientifiche peer reviewed, spesso con ottimi indici di Impact Factor, senza alcun abbonamento per il lettore, consultabili in rete gratuitamente e liberamente.
Un periodico digitale ad accesso aperto viene indicizzato dai motori di ricerca e quindi ha ampia visibilità sul web: anche per questo la creazione di riviste accademiche online ad accesso aperto a basso costo viene oggi individuata come una delle strategie più efficaci per favorire una diffusione più ampia della ricerca universitaria, con il vantaggio della riduzione dei costi e della massimizzazione dell’impatto.
Il nostro obiettivo è fornire un servizio di supporto per le strutture dipartimentali e di ricerca di Ateneo che progettano la fondazione di una rivista elettronica ad accesso aperto o hanno in programma la trasformazione in digitale ad accesso aperto di un periodico già esistente in versione cartacea.
L’evento è finalizzato, tra l’altro, all’acquisizione di nuove competenze e nuovi strumenti operativi nell’ambito dei processi di progettazione, configurazione e gestione di riviste on-line prodotte dalle strutture dell’Ateneo.
Archivi Istituzionali Open Access: I Repositories
Lo scenario contemporaneo della comunicazione scientifica registra, ormai da molti anni, un forte interesse (patrocinato tra gli altri dalla CRUI e dalla Commissione Europea) da parte di atenei ed istituzioni scientifiche verso lo sviluppo e lo sfruttamento di canali innovativi di editoria digitale scientifico-accademica on-line a costi sostenibili ispirati ai principi dell’Open Access (accesso aperto ai risultati della ricerca scientifica) che utilizzano meccanismi utili a rendere disponibile a tutta la comunità accademica i prodotti della ricerca in forma gratuita, a migliorare e a valorizzare l’impatto dei risultati della ricerca, ad incrementare il prestigio dell’Ateneo e a renderlo competitivo rispetto ad altre istituzioni di ricerca.
L’autore deposita («autoarchivia»), nel rispetto delle norme di copyright, il pre-print o il post-print di suoi articoli scientifici peer reviewed in corso di pubblicazione o già pubblicati su prestigiose riviste con alto IF (ma CHIUSE da abbonamento) in un archivio aperto, che può essere disciplinare (raccolta di documenti digitali afferenti ad un determinato ambito di studio) o istituzionale (deposito digitale di tutta la produzione intellettuale di un Ateneo: articoli, tesi, interventi a convegni, dispense, etc).
L’autoarchiviazione dipende unicamente dalla volontà dell’autore perché non varia le sue abitudini di pubblicazione: si continua a pubblicare sulle riviste di prestigio in cui si è abituati, riservandosi però l’opportunità di autoarchiviare la bozza dell’articolo, che così diventa da subito consultabile per tutti e a costo zero.
L’autoarchiviazione rispetta la politica di deposito stabilita dall’ente e le norme che tutelano i diritti delle opere, degli autori e degli editori.
Grazie alla compatibilità con lo standard OAI-PMH (Open Archive Initiative – Protocol for Metadata Harvesting) i contenuti di ogni articolo depositato, grazie ai metadati associati, sono interrogabili e liberamente accessibili in rete attraverso i più comuni motori di ricerca.
Giovedì 27 ottobre, alle ore 16.30, presso l’Aula Magna A (Corpo H) del Campus universitario, si è tenuta la presentazione del libro del Prof. Alfredo Focà: “L’assistenza sanitaria nella Calabria di Umberto Zanotti Bianco“, edito da CittàCalabriaEdizioni.
<<Umberto Zanotti Bianco ha proposto una “rivoluzione culturale”, un’inversione di mentalità, un risveglio delle coscienze attraverso il recupero della dignità perduta, risveglio che, però. ancora oggi tarda a manifestarsi. Una rivoluzione culturale che non è avvenuta allora e non è visibile ancora oggi. Lo stesso gap nord-sud che Zanotti denunciava allora è lo stesso gap che ancora oggi paralizza il meridione. Finchè il divario nord-sud perdura, diceva Zanotti, non vi sarà sviluppo per la Calabria e a ragione di questo dislivello, la distribuzione delle risorse è disuguale, è iniqua, è incoerente, tanto da accrescere il divario stesso.
E’ necessario, pertanto, riscoprire Umberto Zanotti Bianco, troppo velocemente dimenticato!
L’intellettuale filantropo dall’aria ascetica, fu il più grande meridionalista perchè è l’unico che adottò la Calabria: “…la mia terra…”, “…la mia Calabria…”, “…i miei bambini…”, per i quali non distribuì soldi ma libri, non fondò istituti di beneficenza, ma asili, scuole, cooperative, ambulatori. Il carismatico Zanotti propose una sua visione pragmatica del meridionalismo che gli permise di interpretare per se e per gli altri la “questione meridionale” in “meridionalismo operativo”. Il meridionalismo di Zanotti non fu stucchevole, compiacente ma intransigente verso l’ingiustizia e amorevole verso le vittime di tale ingiustizia, tradusse le contraddizioni ed il travaglio dello spirito in ricchezza. Diede tutta la sua intelligenza ma, attraverso la sua indole meditativa e romantica, rimase affascinato.
E’ nutrito il numero di pubblicazioni edite da Umberto Zanotti Bianco (inchieste, saggi, lettere, diari, commemorazioni) o per Umberto Zanotti Bianco per attestare il suo meridionalismo critico, il suo pensiero, il suo metodo.>>
La mostra si tenne dal 13 al 24 gennaio 2005 presso il Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia, dove attualmente ha sede il Museo Archeologico Nazionale “V. Capialbi” e
fu organizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e dall’Università Magna Graecia di Catanzaro, che si avvalsero della collaborazione di Salvatore Settis e Maria Cecilia Parra.
L’evento, collegato alla principale mostra “Magna Graecia. Archeologia di un Sapere”, che si svolse nello stesso anno presso il Complesso Monumentale del San Giovanni a Catanzaro, aveva come intento principale quello di focalizzare l’attenzione sulla figura di Umberto Zanotti Bianco, uno fra i più grandi protagonisti della storia dell’archeologia della Magna Graecia.
Zanotti Bianco giunse in Calabria quando ancora non aveva 20 anni, ma comprese che la regione mancava delle principali condizioni igieniche e culturali, che non ne favorivano lo sviluppo. Lavorò in tal senso per molti anni, partecipando nel 1910 alla fondazione dell’ANIMI (Associazione nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia), e aprendone nel 1912 una sede a Reggio Calabria.
Di notevole rilevanza fu l’inchiesta che in seno all’associazione condusse ad Africo, villaggio desolato e flagellato dalla denutrizione e dalla mortalità precoce, le cui disastrose condizioni vennero così portate a conoscenza del mondo politico e accademico, attirandosi le ire del governo fascista, che vedeva nell’opera di Zanotti Bianco un attacco denigratorio agli interessi della nazione.
Ripercorrendo le tappe della vita dello studioso, la mostra mise l’accento sull’incontro fra quest’ultimo e Paolo Orsi, che già da tempo aveva deciso di dedicare la propria vita all’archeologia della Magna Graecia e che divenne per Zanotti una guida per lo studio delle civiltà antiche.
A conferma di questo nuovo interesse, è lo scavo del 1932 nella Piana di Sibari, che portò alla localizzazione dell’antica città nell’area di Parco Cavallo.
Fra i temi principali della mostra tenutasi a Vibo vi fu la nascita di Italia Nostra, il cui atto costitutivo fu siglato il 29 ottobre 1955 da Umberto Zanotti Bianco, Pietro Paolo Trompeo, Giorgio Bassani, Desideria Pasolini dall’Onda, Elena Croce, Luigi Magnani e Hubert Howard.
Le attività di volontariato culturale organizzate da Italia Nostra aveva l’intento di contribuire a diffondere nel Paese la “cultura della conservazione” del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città, promuovendo anche un’intensa attività di suggerimento legislativo, come stimolo per la redazione di nuove norme sul patrimonio storico e ambientale italiano.
Un grande evento sulla Magna Graecia, promosso dall’Università di Catanzaro, inaugurata il 18 giugno 2005.
La mostra, a cura di Salvatore Settis e realizzata secondo il progetto scientifico della Scuola Normale Superiore di Pisa, in collaborazione con Electa, rimase aperta dal 28 maggio al 31 ottobre 2005 presso il Complesso Monumentale di San Giovanni, in piazza Garibaldi a Catanzaro.
Il progetto, nato sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio, della Camera e del Senato, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è un’importante testimonianza della felice e inedita collaborazione stabilitasi tra l’Università di Catanzaro, la Regione Calabria, la Direzione Regionale ai Beni Culturali, la Soprintendenza Archeologica della Calabria, il Comune di Catanzaro e la Fondazione Politeama. La mostra ha il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Riscoprire le origini del sapere di oggi attraverso il recupero dell’identità culturale che ha contraddistinto la ricca esperienza storica della Magna Græcia significa creare un’importante occasione di crescita per tutto il territorio calabrese e la sua società: con questo intento l’Ateneo ha promosso la mostra, che sottolinea l’importanza del legame tra scienza, cultura e sviluppo del territorio. Un viaggio che si riallaccia costantemente al presente in quanto evoluzione di un passato denso di sapere. Sono più di 800 i reperti che vennero esposti, tra i quali vasi, statuette in terracotta, rare sculture in marmo, utensili, oreficeria, corredi funerari, iscrizioni, libri antichi, incisioni e quadri provenienti dai principali musei archeologici dell’Italia meridionale e d’Europa.
Gli oggetti testimoniano le tappe fondamentali dei ritrovamenti e degli studi che ci hanno permesso di conoscere la civiltà della Magna Grecia, dal rinvenimento delle tavole bronzee di Eraclea fino ad oggi. Per l’occasione viene esposta l’inedita statua marmorea di giovane (kouros) della fine del VI-inizio del V secolo a.C, proveniente da Reggio Calabria, eccezionale per qualità, stile e anche per lo stato di conservazione. Si tratta di un prestito straordinario che è stato concesso in esclusiva dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.
In quest’occasione è ritornato per la prima volta in Calabria, dove forse è stato realizzato nel 470 a.C. circa, anche il meraviglioso Trono Ludovisi conservato a Roma a Palazzo Altemps. Tra gli altri prestiti di grande fascino va citata la Testa marmorea di Apollo Aleo, ritrovata a Cirò e oggi conservata nel museo di Reggio, e, sempre dalla Calabria, la laminetta orfica di Hipponion, la moderna Vibo Valentia, materiali dal santuario di Hera Lacinia a Crotone e dagli scavi di Caulonia.