NOME | SEVERINO MARCO AURELIO |
PERIODO | XVII secolo d.C. |
LUOGO E DATA DI NASCITA | Tarsia , 2 novembre 1580 |
LUOGO E DATA DI MORTE | Napoli, 16 luglio 1656 |
OPERE | Antiperipatias hoc est adversus Chirurgia Trimembris Cyrtologium Platonis in Timeo De Choccolata indico medicamento Della Commedia Antica De lapide fungifero De piscibus in sicco viventibus De recondita abscessum natura De respiratione piscis diatriba De veneno radii Pastinacae marinae Galleria della Casa La Filosofia, ovvero il perchè degli scacchi Phoca illustrata Pneusiteoria et Pneusichthyia Querele dell’Et accorciata Quaestiones anatomicae quatuor Seilo-phlebotomae castigata Therapeuta napolitanus Topica di Giulio Camillo Vipera Pythia idest de viperae natura, veneno medicina demonstrationes Zootomia Democritea |
BIBLIOGRAFIA | Accattatis L., Le biografie degli uomini illustri di Calabria, II, Cosenza 1870, pp. 156-161 Capalbi V., Biografia Napolitana De Franco L., Filosofia e scienza in Calabria nei secoli XVI e XVII, Cosenza, 1988 De Renzi S., Collectio Salernitana II, Napoli 1852 Gallo F., I Grandi Medici calabresi da Alcmeone a Dulbecco, Cosenza 2013 Rombolà F., Storia della Chirurgia in Calabria dal V al XX secolo, 1989 |
BIOGRAFIA
Fonte principale per la ricostruzione della vita di è l’opera Antiperipatias, pubblicata postuma nel 1659, all’interno della quale sono contenute le principali informazioni biografiche sul personaggio.
Figlio del giureconsulto Giacomo Severino e Beatrice Oranges, fu inizialmente obbligato dai genitori a studiare legge.
In seguito alla loro morte si trasferì a Napoli, dove iniziò lo studio delle scienze mediche, divenendo anche allievo di Tommaso Campanella, grazie al quale conobbe i principi della filosofia telesiana.
Il 1° febbraio 1606 si laureò in Alma Philosophia e Sacra Medicina presso la Scuola Medica Salernitana, il collegio medico più antico d’Europa.
Dopo la laurea, fece ritorno a Tarsia per esercitare la professione medica, ma già nel 1609 si ritrasferì a Napoli, dove si perfezionò in Chirurgia, diventando allievo del Professore Giulio Jasolino, che, a quel tempo, era Chirurgo all’Ospedale degli Incurabili.
Sotto la sua guida eseguì autopsie per il compimento di studi anatomici e lo assistette durante le perizie mediche per il processo di canonizzazione di frate Andrea Avellino.
Nel 1622 vinse un concorso pubblico e il 24 novembre fu nominato dal vicerè Antonio Zapata Lettore della cattedra di Chirurgia e Anatomia dell’Università di Napoli.
Poco dopo divenne anche Primario Chirurgo presso l’Ospedale degli Incurabili.
Dal 1620 al 1637, inoltre, praticò la professione medica anche nel Pio Conservatorio dello Spirito Santo.
Nel 1623 si colloca la pubblicazione delle sue Quaestiones anatomicae quattuor, all’interno delle quali critica aspramente le opere anatomiche pubblicate da Jasolino nel 1573.
Severino fu fautore di quella medicina da lui chiamata efficace, che prevedeva l’intervento chirurgico immediato, qualora il processo patologico non mostrava segni di risoluzione spontanea, tant’è che, in seguito ad un’epidemia di angina gangrenosa, probabilmente difterite, scoppiata nel 1610, non esitò ad applicare la tecnica della tracheotomia con l’uso di una cannula, già proposta da Santorio Santorio.
Il suo obiettivo era quello di dimostrare la validità della tesi per un rapido intervento, seppur doloroso ma risolutivo, contro un’attesa improduttiva, sia nella pratica, che con il sostegno di citazioni di altri autori tra cui Prospero Alpino, che nel De Medicina Aegyptorium, aveva difeso l’uso della chirurgia già praticato dagli antichi Egizi.
Questo suo approccio metodologico alla pratica chirurgica, gli valse, però, l’ostilità dei colleghi, che generalmente si astenevano dall’aggredire il male con azioni che potessero peggiorare una sintomatologia dolorosa.
Nel 1632 pubblicò la sua prima opera chirurgica De recondita abscessum natura, sulla natura nascosta degli ascessi, all’interno della quale sosteneva che le maggior parte delle malattie generasse un ascesso, facendo rientrare in questa categoria le lesioni patologiche in senso lato.
Nel 1936, William Harvey gli inviò in dono una copia della sua Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, pubblicata nel 1628.
Nel 1640 fondò presso l’Ospedale degli Incurabili, un Museo di Anatomia, comprendente una raccolta di modelli in cera di malformazioni anatomiche umane.
A causa delle sue convinzioni metodologiche, Severino fu accusato dai suoi colleghi al Tribunale dell’Inquisizione e nel 1640 fu incarcerato per gravi reati contro la fede e la morale comune e allontanato dall’incarico pubblico di chirurgo dell’Ospedale degli Incurabili.
Non conosciamo la sentenza definitiva del processo che seguì all’incarcerazione, ma sappiamo che Severino fu reintegrato nel 1642 nel suo incarico.
Nel 1645 uscì la Zootomia democritea a Norimberga, come coronamento di quarant’anni di studi sull’anatomia, nel quale illustra le ricerche sulle analogie che unificano gli esseri viventi.
Universalmente considerata la prima opera di Anatomia comparata, in essa non si avverte una sostanziale differenza fra mondo inorganico e organico, vegetale ed animale: la Natura genitrice ha incorporato nell’uomo le varie parti della materia universale, di cui il mondo è composto, permettendo la comparsa della vita in ciascun suo organo.
Riprendendo le teorie telesiane, l’uomo si trova al primo posto della scala degli esseri viventi, in quanto, oltre ad una maggiore presenza di calore e movimento, è dotato della capacità di movimento artificiale, che lo rende autonomo e lo distingue dal resto delle specie viventi.
Nel 1653 pubblicò a Napoli il Therapeuta Napolitanus, sintesi della pratica medica, contenente l’elenco delle opere edite e inedite e un commento di Thomas Bartolin.
Allo stesso anno si data la pubblicazione, questa volta a Francoforte, della Trimembris Chirurgia, ultima opera chirurgica del Severino incentrata sulla descrizione della disciplina nelle sue tre branche dietetico-chirurgica, farmaco-chirurgica e chimico-chirurgica.
Gli ultimi anni della sua vita, Severino entrò a far parte dell’Accademia degli Oziosi, dedicandosi alla scrittura di opere di divagazione letteraria, fino a quando nel 1656, in seguito allo scoppio di un’epidemia pestilenziale, viene nominato Presidente della Commissione di Medici per accertare la natura del morbo.
In seguito alla sezione di due cadaveri, il 2 giugno 1656 la commissione si pronunciò per la natura pestilenziale dell’epidemia, redigendo una relazione con consigli sanitari affrontarla.
Anche Severino fu contagiato e il 12 luglio 1656 morì e fu sepolto nella Chiesa di S. Biagio dei Librai a Napoli, sine lapide, sine titulo.
Guglielmo Ernesto Scheffer, medico di Francoforte, non volle che la memoria di Severino rimanesse occulta e gli dedicò il seguente epitaffio:
Ora quidem est ausus Marci describere Pictor:
Vis tamen ingenii linguae manusque silent.
Lingua manusque silent, et mens intacta; sed isthaec
Prodita multisciis stant reseranda libris.