NOME | CALABRO’ FRANCESCO |
PERIODO | XIX secolo d.C. |
LUOGO E DATA DI NASCITA | Reggio Calabria, 28 ottobre 1776 |
LUOGO E DATA DI MORTE | Reggio Calabria, 6 febbraio 1856 |
OPERE | Dell’Oppio Della balsamica virtù dell’essenza di Bergamotta Cenno istorico medico di Febbre petecchiale nel 1930 in Reggio per ritrovare l’origine del contagio Istoria d’un caso straordinario d’aneurisma |
BIBLIOGRAFIA | Cutolo A., L’Università di Napoli, Verona 1932Focà A., Dell’essenza di Bergamotta, Locri 2005 Focà A., Francesco Calabrò, medico, patriota, autore dei primi studi sul bergamotto, Reggio Calabria 1998 Gallo F., I grandi medici calabresi da Alcmeone a Dulbecco, Cosenza 2013 Mezzatesta V., Biografie di uomini illustri di Calabria, Roma 1993 Sinno A., Vicende della Scuola e dell’Almo Collegio Salernitano, Salerno 1950 Spanò Bolani D., Vita di Francesco Calabrò, Reggio Calabria 1859 |
BIOGRAFIA
Francesco Calabro nacque a Reggio Calabria il 28 ottobre 1776.
Dopo i primi studi seguiti con molta diligenza a Reggio, il 21 settembre 1797, a ventuno anni, intraprese gli studi in medicina a Napoli presso l’Ospedale degl’incurabili.
Calabro si arruolò nella Guardia Nazionale come soldato semplice.
Con la costituzione della Legione Calabra, comandata da Girolamo Arcovito (1771-1843), acquartierata nel Castelnuovo, il Calabrò si trasferì in questa fortezza pur continuando a fare la spola con l’ospedale degl’incurabili, tra mille difficoltà.
Dopo la capitolazione una grande quantità di imbarcazioni stipate di esuli, tra i quali Francesco Calabro, erano in una trepidante attesa del vento che consentisse loro di salpare verso l’esilio in Francia; ma invece del vento il 24 giugno 1799 giunse nel porto di Napoli l’ammiraglio Orazio Nelson che rinnegò i trattati di capitolazione.
Per Francesco Calabrò svanì il sogno dell’esilio ed inizia una ulteriore terribile esperienza: la prigione dura e le vessazioni, i processi e le esecuzioni; fu condannato a venti anni di esilio, per cui il 14 dicembre 1799 intraprese il lungo viaggio verso un destino ignoto, in Francia.
Calabrò ed i compagni di sventura approdarono a Marsiglia e furono condotti in un lazzaretto dove, anche se in isolamento, cominciarono ad assaporare il piacere della libertà e del ritorno alla vita. Dopo la guarigione le autorità concessero un sussidio e li avviarono verso le destinazioni prestabilite. Egli ricevette a Marsiglia il 9 aprile 1800 12 lire di sussidio.
A Marsiglia Francesco incontrò un medico cosentino, il Dott. Giuseppe Greco, che gli affidò un paziente danaroso affetto da febbre petecchiale. Il Calabrò lo curò ma subì egli stesso il contagio per cui sviluppò la malattia che lo condusse in fin di vita.
Intraprese il suo cammino di esule come ufficiale di salute prima a Lione e poi a Montpellier, sfruttò tutte le occasioni per proseguire e perfezionare i suoi studi in medicina frequentando la prestigiosa università di Montpellier, legando con illustri medici, facendosi apprezzare per la sua indole e per la sua indomabile volontà.
Rientrando in Italia, a Pavia, riprese alacremente gli studi in Medicina interrotti a Napoli. A Pavia si trovò ad affrontare ancora una volta la febbre petecchiale.
Conseguì la laurea in filosofia e Medicina il 16 aprile 1802 discutendo la tesi “Della balsamica virtù dell’essenza di bergamotta nelle ferite”.
Il 3 agosto 1802 conseguì la laurea in medicina a Salerno presso il Collegio Medico.
Il 21 febbraio 1805 sposò Maria Surace che morì prematuramente nell’agosto del 1807 senza dargli figli ed alla quale egli rimase devoto per tutta la vita.
Fu medico maggiore presso l’ospedale militare, medico dell’Orfanotrofio, medico del Comitato provinciale di Vaccinazione: per primo introduce a Reggio la pratica della vaccinazione jenneriana con il pus vaccinico contro il vaiolo.
Calabrò curò con particolare attenzione lo studio del bergamotto evidenziandone le proprietà balsamiche; egli per primo fece eseguire ad un chimico di Messina delle analisi chimiche sull’essenza dell’agrume reggino.
L’evoluzione di un focolaio epidemico di febbre petecchiale nel 1830 colpisce la famiglia del suo amatissimo fratello Stefano.
Egli stesso fu, ancora una volta, colpito dalla malattia ma il precedente contagio subito in Francia gli aveva conferito una resistenza (immunitaria) che gli consenti di superare senza gravi conseguenze l’infezione.