NOME | DE ANGELIS VINCENZO |
PERIODO | XIX secolo d.C. |
LUOGO E DATA DI NASCITA | Brancaleone, 1877 |
LUOGO E DATA DI MORTE | Brancaleone, 1945 |
OPERE | Poesie liriche |
BIBLIOGRAFIA | Cambareri R., La massoneria in Calabria dall’Unità al Fascismo, Cosenza, pp. 126-131 Cingari G., Reggio Calabria, , Bari, pp. 232, 255. Cingari G., Guglielmo Calarco per il Socialismo, Reggio Calabria 1975 Cingari G., Il Partito Socialista nel Reggino 1888-1908, Reggio Calabria De Angelis V. Jr., La poesia di Vincenzo De Angelis Pioniere del Socialismo in Calabria, Reggio Calabria 2001 Focà A., L’Ordine dei Medici di Reggio Calabria dalle origini ai giorni nostri, Reggio Medica 2010 Evoli T., Tutta una vita per un’idea, Messina, 1957 Masi G., Socialismo e socialisti in Calabria 1861-1914, Catanzaro Romeo D., Zanotti Bianco e l’organizzazione della cultura popolare nel Mezzogiorno, in “Historica”, anno 50°, 1997, n. 4 Romeo D., La Massoneria a Reggio Calabria dal ‘700 al secondo dopoguerra, in “Historica”, anno 51°, 1998, n. 4 |
BIOGRAFIA
Figlio di Domenico e Gaetana Terminelli.
Nel 1902 conseguì la laurea in medicina presso l’Università di Messina.
Nel 1908 gli fu assegnato un titolo di pubblica benemerenza per i suoi studi sulla malaria ed entrò a far parte del Comitato Calabrese per la Calabria, costituitosi in seguito al terremoto del 1907.
Nel 1909 partecipò alla fondazione dell’Ospedale di Melito Porto Salvo.
Dimostrò il suo dissesnso per la guerra del 15-18, togliendosi i gradi militari per curare gli ammalati e occupando le terre incolte del principe Carafa per darle ai contadini.
A causa di queste iniziative in campo sociale, fu licenziato da medico condotto e da medico delle ferrovie, fino al 1944, quando, finita la guerra, fu nuovamente riassunto dalla ferrovia.
Fu definito dal prof. Gaetano Cingari l’apostolo del socialismo.
Morì nel 1945.
“I sceccu è senza ferra e jeu senza dinari
Simu chi pedi nterra e a testa a menzu u mari.
Ma simu sempre uniti, puru se simu stanchi
Soffrimu fami e siti ma dritti stannu l’anchi.
E ndi volimu beni sinu a l’urtimu jatu,
E se su cercatu veni a undi vegnu chiamatu”.
(L’asino non ha i ferri ed io non i soldi
Siamo con i piedi per terra e la testa in mezzo al mare.
Restiamo sempre uniti anche se siamo stanchi,
Soffriamo fame e sete ma rimaniamo in piedi.
Ci vogliamo bene fino alla morte
E se mi cercano viene e mi accompagna dove sono stato chiamato).